| GIOVINCO DELLE MERAVIGLIE: "CHE GOL, SEMBRA BAGGIO!"
Repubblica - Il ct dell´Honduras Gilberto Yearwood, un omone nero nero e grande come un monte, si aggira per i meandri dello stadio olimpico di Qinhuangdao con la faccia sudata di uno che ha appena visto un fantasma. «El Jovinco, el Jovinco» continua a rispondere a chiunque lo avvicini per chiedergli conto dei tre gol subiti dall´Italia nella prima gara del torneo olimpico, «el Jovinco è un giocatore tremendo che diventerà forte come Baggio e come Antognoni». In effetti tutti i torti il povero Yearwood non ce li ha. Non tanto per la profezia magari un po´ coraggiosa («i mezzi ce li ha ma deve lavorare ancora tanto», ridimensiona Casiraghi) quanto perché è vero, nel bagno turco di Qinhuangdao - l´umidità in campo era al 98%, ieri - Sebastian Giovinco è stato impressionante. E non solo per il razzo da venticinque metri con cui si è presentato al pubblico cinese portando in vantaggio l´Italia, ma anche per l´incredibile quantità di giocate che ha messo in mostra: tunnel, finte, lanci, dribbling, un repertorio vastissimo, da campione vero. Quel campione che si intuiva già dai tempi della primavera della Juventus, quando Fabio Capello lo mandava a chiamare per schierarlo come regista della squadra B nelle partite di allenamento. L´avevano soprannominato la «Formica Atomica», allora. Per via delle sue dimensioni. 166 centimetri per 60 chili, ancora meno del già minuscolo Messi (169 per 67). Numeri che lo hanno sempre esposto a scetticismi di ogni genere. Dicevano soprattutto che era leggero e troppo poco potente per affrontare i difensori bestioni della serie A. «Dicevano così, sì. E avevano anche ragione - sorride oggi Giovinco - Però mi sono allenato e sono diventato più robusto e soprattutto più veloce». In questo modo il talento e la determinazione hanno preso il sopravvento. Oggi che nessuno dubita più di lui e della sua classe, quando festeggia un gol lo fa aumentandosi la statura di un palmo esatto, così, con la mano, in ricordo di quei dei tempi bui. Che dopo questa sera sono lontanissimi. «Però non dite che è il gol più importante della mia carriera. Quello lo devo ancora fare». Ora è il gioiello più coccolato della nazionale di Casiraghi. «Nel calcio di oggi i giocatori decisivi sono quelli che riescono ad abbinare velocità e tecnica - spiega il ct - E Giovinco ci riesce alla perfezione». Ma c´è una persona in questa nazionale che più di tutti punta su Giovinco. È Gianfranco Zola. Lo ammette lui stesso, in Sebastian si rivede e parecchio. E non solo per una questione di centimetri (The magic box, come lo chiamavano i tifosi del Chelsea quando impazzivano per lui, è alto 1,68). Basta osservarli giocare insieme nelle partite d´allenamento, quando Zola si toglie i vestiti da vice ct e mette la casacca arancione, per capirlo. O ascoltarli mentre dopo l´allenamento (di solito insieme a Giuseppe Rossi) parlano di come calciare le punizioni a giro. Ieri sera nel sottopassaggio dello stadio a Zola brillavano gli occhi. «Avete visto? Ha fatto due o tre giocate meravigliose, colpi eccellenti. Il gol l´hanno visto tutti, ma anche il resto… Se l´Olimpiade cercava campioni da vetrina, stelle, come le chiamate voi, beh ne ha trovata un´altra»
IL PICCOLO GIOVINCO GIOCA ALLA GRANDE E L'ITALIA PARTE BENE
Corriere della Sera - Alla fine i complimenti più belli e inaspettati sono arrivati da Gilberto Yearwood, l'allenatore dell'Honduras, sconsolato per l'umiliante 3-0 rimediato contro l'Italia, ma estasiato dalle prodezze del folletto azzurro: «Può diventare come Baggio e Antognoni». L'eroe di giornata è Sebastian Giovinco, un sorriso contagioso e un piede fulminante. Il suo sinistro, al tramonto del primo tempo, ha cancellato i patemi d'animo di Casiraghi e spianato la strada alla nazionale Olimpica. È finita in gloria, ma senza quella fucilata da venti metri, che ha sorpreso Hernandez e s'è infilata sotto l'incrocio dei pali, forse ci sarebbe stato da penare. Non tanto per il valore modesto degli honduregni, quanto per le insopportabili condizioni atmosferiche in cui s'è svolta la partita. Lo stadio olimpico si era trasformato in una serra soffocante: 26 i gradi dichiarati dall'organizzazione, ma con l'umidità al 98 per cento sembravano oltre 40. L'Italia è partita come una fucilata: Acquafresca s'è mangiato un gol dopo appena tre minuti e Hernandez ha deviato con prontezza un tiro angolatissimo di Montolivo al 10'. Dopodiché niente da segnalare. Gambe pesanti e scarsa lucidità. Sino alla prodezza di Giovinco. La prima giornata del torneo maschile di calcio si è consumata nel segno dei talenti in miniatura: Messi ha trascinato l'Argentina alla sofferta vittoria contro la Costa d'Avorio, il neo juventino ha cancellato le resistenze dell'Honduras prima che Rossi e Acquafresca chiudessero il conto con due rigori (il secondo generoso). «È stato un gol importante, ma il più importante lo devo ancora segnare» ammicca il trascinatore azzurro. Magari nella finale di Pechino, dove tutti sognano di arrivare proprio grazie a Giovinco. «Andiamoci piano con certi discorsi», dice più realista del re. E andiamoci piano anche con certi paragoni. «Ringrazio il c.t. dell'Honduras, ma penso a me stesso e lavoro per migliorare». Bravo e anche umile. Casiraghi gongola: «Per me può imitare davvero Baggio e Antognoni», mentre a Torino Ranieri ha capito che la sua Juventus ha una soluzione in più per l'attacco. Giovinco delizia con i suoi dribbling, ma è cresciuto sul piano della personalità e ha migliorato moltissimo il tiro da fuori area. Gli effetti si sono visti. I 21 mila cinesi presenti allo stadio all'inizio tifavano timidamente per l'Honduras, forse perché nella squadra di Yaerwood ci sono due giocatori (Caballero e Martinez) che militano nel campionato locale. Ma quando Casiraghi, a 11 minuti dalla fine, ha richiamato in panchina la formica azzurra, la gente è scattata in piedi per un applauso spontaneo e caloroso. Non è l'Italia delle stelle, è l'Italia di un piccolo fenomeno dai piedi fatati. Giovinco ha ricambiato l'applauso ed è corso sotto la doccia. Senza scomporsi, senza agitarsi, senza lasciarsi prendere dall'euforia. «Penso già alla prossima partita», recita come un campione consumato. I coreani sono avvisati. E nel secondo appuntamento dovrebbe tornare Tommaso Rocchi, che in extremis ha dato forfait per una contusione al polpaccio destro. Ma questa nazionale ha dimostrato di poter fare a meno del suo unico fuoriquota.
ITALIA SPETTACOLO CON GIOVINCO
Il Giorno - Il Brasile siamo noi, almeno per ora. Nel giorno del debutto l’Italia di Casiraghi dà lezione di calcio lasciando nell’ombra il numero uno al mondo, Ronaldinho, e Pato. Contro il Belgio tocca a Hernanes, con una rete arrivata quasi in extremis, salvare l’onore dei due milanisti e della Nazionale carioca, seguita anche qui da migliaia di tifosi come sempre rumorosi e coloratissimi. Fra le stelle più attese dei Giochi brilla solo quella di Messi, autore del gol che ha aperto la strada alla vittoria sulla Costa d’Avorio e fondamentale nel secondo, ma sul piano del gioco gli azzurri hanno stracciato tutti, Argentina compresa. Tre gol all’Honduras, che non è certo un’avversaria impossibile, ma della squadra di Casiraghi colpiscono soprattutto la sicurezza con cui si muove, la sapienza tattica e un ritmo di gioco che smentisce tutte le previsioni catastrofiche su caldo e umidità. Mattatore della gara Giovinco, con uno show che conferma le sue doti di giocatore completo e già maturo nonostante l’età: spettacolare il tiro all’incrocio da 30 metri con cui apre le marcature, decisivi i movimenti fra le due linee e la vena che ha ispirato costantemente la manovra degli azzurri. Intorno a lui un Montolivo in grande spolvero, sfortunato nella prima occasione deviata d’istinto da Hernandez, e il grande lavoro di Nocerino e Cigarini in un centrocampo che ha concesso agli avversari solo le briciole. Il raddoppio è arrivato su rigore, trasformato da Rossi che se lo era procurato superando con un pallonetto il lumacone Arzu, e sempre dal dischetto Acquafresca (agganciato dal portiere honduregno) ha messo il sigillo alla vittoria rimediando così anche alla clamorosa occasione mancata poco prima. Ma tutta la squadra ha dato prova di solidità e compattezza, affrontando l’impegno al massimo della concentrazione: aspetto da non sottovalutare, in prospettiva, visto che molti degli insuccessi azzurri ai Giochi sono maturati proprio per l’atteggiamento sbagliato. Da parte sua Lionel Messi ha festeggiato nel migliore dei modi la scelta del Barcellona di lasciarlo a Pechino. «Ha deciso lui» comunica la sua società in una nota ufficiale, ma è evidente che i dirigenti catalani non avevano alcun interesse allo scontro frontale con il giocatore. A loro, come a tutti i club interessati (anche Werder Brema e Schalke 04 alla fine hanno concesso Rafinha e Diego al Brasile) premeva il sostegno del Tas per una questione di principio. Prova ne sia che Blatter, presidente della Fifa, ieri ha definito la decisione del Tribunale arbitrale dello sport «una sentenza drammatica che può uccidere il calcio alle Olimpiadi perché adesso tutti gli altri club potrebbero richiamare i loro giocatori, le Nazionali non sarebbero più in grado di giocare il torneo e questo sarebbe difficile da far capire al mondo». Stavolta non succederà, ma è un problema che, appena finiti i Giochi, la Fifa dovrà per forza affrontare e risolvere in modo definitivo.
GIOVINCO, LA FORMICA ATOMICA INCANTA PECHINO La Stampa - Il suo gol risale a poche ore fa eppure ha già fatto il giro del mondo. L'esordio olimpico di Sebastian Giovinco è stato sicuramente da incorniciare: la rete che ha spianato la strada agli azzurri contro l’Honduras è stata un'autentico capolavoro. Il primo a complimentarsi con il talento della Juve è stato il ct dell’Honduras, Gilberto Yearwood. «Giovinco è un giocatore che fa la differenza, può essere paragonato a Roberto Baggio o ad Antognoni». La replica del gioiellino bianconero, prestato lo scorso anno all'Empoli per farsi le ossa, quasi imbarazzato dalla standing ovation che il pubblico cinese gli ha riservato è stata: «Ringrazio il mister, ma sono personaggi troppo importanti per me, comunque mi fa piacere, sono orgoglioso. Quanto al mio futuro si vedrà». La Formica Atomica ha poi aggiunto, raccontando la sua splendida rete: «Mi sono emozionato, ma è stato bello vincere e aver fatto un bel gol, segnare alle Olimpiadi è una bella sensazione. È un gol importante, non il più importante, quello deve ancora arrivare». Un mix di potenza e precisione che non ha lasciato scampo all'estremo difensore caraibico. «Devo imparare a calciare di più in porta, è uno dei miei difetti e sto cercando di lavorare per questo, il tiro è qualcosa che mi mancava e ora sto migliorando. Oggi all’inizio abbiamo faticato anche perchè faceva calda, comunque abbiamo ottenuto una vittoria bella e importante che ci ha permesso di partire bene. Ancora, però, non abbiamo fatto nulla». Si parla spesso di Messi o di Quaresma, ma la Juve il suo talento tascabile ce l'ha in casa. E fa bene a tenerselo stretto. I tifosi bianconeri già si fregano le mani nell'immaginare i duetti tra Giovinco ed il brasiliano Amauri.
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